Il signor M. è uno scrittore
che può al massimo produrre libri non privi di meriti, come si suole dire degli
autori mediocri. Ha una moglie giovane e avvenente che indossa scarpe da
ginnastica bianche, magliette bianche e jeans, e al cui cospetto lui appare
cosi avanti negli anni, rigido e legnoso com'è. Il signor M. probabilmente non
si cura più di tanto del suo corpo, che però, con tutte le sue pieghe e le sue
rughe, annuncia già il prossimo futuro in cui cesserà di esistere. Ha scritto
un libro di grande successo, "Resa dei conti", l'unico suo basato su
fatti realmente accaduti, ma ignora che, proprio in virtù di quell'opera, è
spiato, osservato, misurato nei suoi passi, scrutato nei suoi gesti. Non sa che
qualcuno gli rinfrescherà la memoria sugli eventi da lui narrati, cominciando
da quel giorno di molti anni addietro in cui, al seguito di una strana moria di
insegnanti, Jan Landzaat, il professore più amato di tutti al liceo Spinoza,
scomparve. Viso sempre abbronzato e giovanile, Landzaat faceva ridere e
arrossire le ragazze. Innanzi tutto, Laura Domènech che gli si concesse per una
breve, intensa, burrascosa storia, prima di gettarsi tra le braccia del giovane
Herman, suo coetaneo. Quando la ragazza l'abbandonò, Landzaat cercò di
comportarsi come se nulla fosse, ma sul suo viso apparvero i chiari segni del
tracollo. Il colore della pelle passò dal marrone al giallo, gli occhi si
cerchiarono di rosso e certe mattine, durante la sua ora, l'odore di alcol
arrivava fino alle ultime file di banchi...
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