La mafia non è misteriosa né invincibile.
Negli ultimi trent'anni molto è stato fatto per conoscerla e combatterla
meglio, ma ancora esiste una barriera di luoghi comuni che la protegge. Troppi
(e decisivi) sono i pregiudizi interessati sulla geografia e sull'identità del
fenomeno mafioso, troppe (e decisive) le banalità sulle sue trasformazioni
culturali o sui suoi modi di penetrazione nella vita economica e sociale del
Paese. Comprendere che «la vera forza della mafia sta fuori della mafia», nelle
alleanze e nei servigi che le giungono da una variegata e multiforme zona
grigia cosí come nelle mille forme di pigrizia o sciatteria culturale, vuol
dire anche ripensare radicalmente i modi di contrastarla. Vuol dire riconoscere
che il problema non è solo di forze dell'ordine e magistratura; e significa, al
contempo, sottrarsi alle suggestioni eroiche che circondano talvolta i
protagonisti dell'antimafia, per promuovere l'impegno consapevole e collettivo
di «semplici» cittadini, portatori di superiori livelli di libertà e di etica
pubblica.
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